Dolore e Vita Cristiana

Gioia e dolore possono camminare insieme. Paolo era in prigione, eppure la sua lettera ai Filippesi trabocca di gioia. Epafrodito, servo fedele, arrivò sull’orlo della morte per il vangelo. La verità che spesso dimentichiamo? La vita cristiana autentica – specialmente in prima linea per Cristo – include il dolore. Non è un’anomalia, è normale. Ma proprio lì, in mezzo alla sofferenza, possiamo sperimentare una gioia profonda e soprannaturale, perché siamo uniti a Cristo, l’Uomo dei dolori che ci ha amato fino alla fine. Se ti senti in colpa quando provi dolore pur cercando di seguire Gesù, questo post è per te. E se conosci missionari o fratelli che servono in luoghi difficili, scoprirai come una parola di ristoro può salvarli dal “dolore sopra dolore”. Vieni a ricordare che portare la croce non esclude la gioia… la rende possibile.

VITA CRISTIANASOFFERENZA

Jesse Schreck

12/9/20253 min read

I missionari che servono fedelmente in luoghi difficili da raggiungere sperimenteranno il dolore.

«È stato ammalato, infatti, e ben vicino alla morte, ma Dio ha avuto pietà di lui; e non soltanto di lui, ma anche di me, perché io non avessi dolore su dolore.» (Filippesi 2:27)

Gioia e dolore

Quando pensiamo alle lettere di Paolo, inclusa quella ai credenti di Filippi, di solito ci vengono in mente i suoi insegnamenti sulla gioia in mezzo a circostanze difficili, come la prigione. In questa lettera Paolo parla di «gioia» o «rallegrarsi» circa 16 volte. Si tratta di una lettera piena di gioia, nonostante il fatto che lui sia incarcerato, legato, impossibilitato a muoversi liberamente. Straordinario!

Se siamo onesti, pochi di noi possono dire di avere questo tipo di gioia che traspirava da Paolo, specialmente in circostanze strazianti. Ciò ci manca persino nelle nostre situazioni più agevoli della vita quotidiana, nel mondo moderno, con tutte le comodità a disposizione: auto, aerei, lavastoviglie, lavatrici, asciugatrici, forni e tutto il resto. Di questo dovremmo pentirci e cercare Dio per ritrovare una visione e una prospettiva sane, relative alle tante benedizioni che Lui ci ha concesso, affinché possiamo vivere per l’onore e la gloria di Gesù.


In ogni caso, qui vediamo due cose che oggi molti cristiani tendono a trascurare:

  1. Epafrodito fu malato fino al punto di morte.

  2. Paolo era abituato al dolore.

I. La malattia di Epafrodito

Molti cristiani pensano che ci sia qualcosa di sbagliato in loro se incontrano una malattia, soprattutto se stanno vivendo fedelmente per Dio. È sempre possibile che la nostra malattia sia conseguenza del nostro peccato. Dovremmo esaminare il nostro cuore e pregare il Signore quando siamo malati. Spesso Dio usa i periodi di malattia per attirare la nostra attenzione e far sì che ci fermiamo ed esaminiamo il cuore, così da riallinearci con la sua volontà. È però sbagliato presumere automaticamente che la malattia sia il risultato del nostro peccato.

La verità è che la malattia è inevitabile in un mondo caduto. Persino Epafrodito fu sull’orlo della morte per malattia, nonostante vivesse al tempo degli apostoli e dei numerosi segni miracolosi e guarigioni che accompagnavano la predicazione del vangelo. I missionari fedeli sanno che l’avanzamento del vangelo ha sempre un costo, spesso per i nostri corpi e per il nostro benessere generale.

II. Il dolore di Paolo

«…perché non avessi dolore sopra dolore.» (Fl.2:27b)

Paolo, in quanto missionario, era evidentemente abituato a sperimentare il dolore. Egli seguiva Gesù, che il profeta Isaia definì «uomo dei dolori».

«Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna.» (Isaia 53:3)

Perché trascuriamo così facilmente questa realtà del dolore nella vita cristiana?

Spesso i cristiani pensano di dover essere sempre e solo gioiosi. Siamo chiamati alla gioia, ma a volte l’obbedienza a Cristo e ai suoi comandamenti produce dolore e sofferenza. Molti missionari fedeli, se non tutti, che fanno missione biblica e che danno la vita per Cristo e per l’avanzamento del vangelo nei luoghi oscuri, lo sanno molto bene.

Ecco il punto: possiamo essere afflitti e gioiosi contemporaneamente!

Sono convinto che questa fosse la realtà di Paolo (e di Gesù). Siamo gioiosi perché uniti a Cristo, abitati dallo Spirito Santo, perdonati per tutti i nostri peccati e destinatari della vita eterna. Siamo afflitti perché vediamo la realtà del nostro mondo e il peccato che ci circonda e che ancora ci tormenta (nella carne). Viviamo in un mondo caduto, non ancora rinnovato. Il non provare dolore probabilmente indica che stiamo vivendo troppo per noi stessi e non per Cristo.

«Poiché tutti cercano i loro propri interessi, e non quelli di Cristo Gesù.» (Filippesi 2:21)

Ricordandoci della realtà sia della malattia sia del dolore nella vita cristiana, consideriamo il nostro modo di rapportarci con i fratelli e le sorelle in Cristo, specialmente con i nostri missionari. In qualsiasi momento, i nostri amici possono essere, come Paolo, sull’orlo del «dolore sopra dolore». A volte basta una piccola cosa a farli crollare.

Un po’ di ristoro, parole e gesti pensati verso coloro con cui interagiamo, possono fare moltissimo per incoraggiare l’anima, specialmente quella di chi lavora in prima linea. Paolo fu risparmiato da un dolore ancora più grande, quando Dio usò misericordia e restituì la salute al suo prezioso collaboratore nel mezzo della battaglia per impiantare chiese missionarie.

Sorvegliamo le nostre parole e le nostre azioni

Le tue parole stanno edificando e incoraggiando chi ti sta intorno, nella verità della Parola di Dio? Oppure no?

Ti capita di provare dolore e di sentirti in colpa per questo? Se sì, ricorda Paolo. Ricorda Gesù.

Una preghiera

Signore Dio, ti ringraziamo per Gesù Cristo nostro Signore, che ha vissuto perfettamente al posto nostro e che nel farlo ha sperimentato il dolore. Ti ringraziamo per la gioia che accompagna la nostra salvezza e che possiamo sperimentare quando camminiamo in obbedienza alla tua Parola, anche quando ciò ci costa tanto. Aiutaci oggi a dimostrare il tuo amore verso chi ci sta intorno, mentre cerchiamo di edificarci e incoraggiarci a vicenda, portando la nostra croce e seguendo Te. Amen.

Scritto da Jesse Schreck | cristiano, marito, padre e missionario in Italia dal 2007 per l'avanzamento del Vangelo (Fil. 1:12) e l'edificazione del corpo di Cristo (Ef. 4:11-13).